Intervista a Agostino Cicalò su Make in Nuoro

Make in Nuoro, parte la sfida d’innovazione per la Sardegna.
L’intervista sul progetto al presidente della
Camera di Commercio di Nuoro, Agostino Cicalò.

 

Opportunità, innovazione e tecnologia. Sono questi i pilastri sui quali costruire il futuro.
Nuoro diventa artefice del cambiamento e investe sull’imprenditoria digitale con il progetto “Make in Nuoro”, che verrà presentato mercoledì 29 ottobre dalle ore 9:30 alle ore 13:00, presso la Camera di Commercio di Nuoro.
L’idea progettuale, fortemente voluta dalla Camera di Commercio di Nuoro, prevede la creazione di un laboratorio di fabbricazione digitale (FabLab) capace di venire incontro alle esigenze delle imprese del territorio, e non solo, desiderose di cogliere le opportunità derivanti dai processi di digitalizzazione.
Abbiamo intervistato, Agostino Cicalò presidente della Camera di Commercio di Nuoro, che ha fortemente voluto questo progetto.

Come nasce il progetto Make in Nuoro?
Il progetto è nato dall’informazione sull’esistenza del fenomeno makers e della produzione digitale. Informazione diffusa e divulgata tantissimo negli ultimi tempi, che ha portato un forte interessamento da parte mia in primis, e poi anche di altri, su quello che in Sardegna c’è da fare rispetto a questo argomento.
La spinta più forte, devo dire, che l’ho avuta con l’arrivo del Barcamper in Sardegna, dove ho potuto avere informazioni aggiuntive che hanno stimolato ulteriormente il mio interesse sull’argomento. Poi la mia conoscenza della realtà d’impresa del nostro territorio mi ha reso ancor più consapevole e convinto di dover perseguire la strada dell’innovazione.
La realtà dell’impresa sarda è fatta di molta manifattura, piccolo artigianato, dove la produzione su scala praticamente non esiste, né è nella tipologia culturale, e quindi negli obiettivi, delle nostre imprese. Non potendo competere sulla larga scala della produzione industriale, una produzione digitale ci consentirebbe di sfruttare la capacità d’inventiva e creatività dei nostri artisti e manifattori, che è il nostro punto di forza, portandola in scala più piccola ed esaltandone allo stesso tempo le loro doti e le qualità di progettazione.

Quali sono gli strumenti che il progetto Make in Nuoro mette in campo?
Stiamo realizzando un fablab con un significativo numero di macchine e una gamma di tipologie produttive molto ampia, con un investimento di oltre 500,000€. Stiamo mettendo in piedi un sistema di formazione, disponibile alle imprese che possa seguirle nella fase di avvio, dopodiché renderemo il fablab fruibile alle aziende per la produzione vera e propria. La Camera di Commercio di Nuoro è interessata a sostenere in primis i nostri partner, ma ovviamente vogliamo rendere il fablab un luogo aperto a tutti e senza scopi di lucro realizzando una realtà in grado di rendersi disponibile alle imprese non solo affiliate alla nostra Camera di Commercio, ma alle realtà di tutto il territorio regionale, attraverso l’applicazione di una logica di rete che permetta anche la collaborazione con gli altri fablab presenti nel territorio sardo.
Un importante partner del progetto è Ailun, centro di alta formazione in Nuoro che ci affiancherà nella parte della gestione e della formazione alle imprese, per rendere operativo questo progetto.

Quali sono gli orizzonti che il progetto Make in Nuoro delinea?
L’idea del progetto è quella di essere capaci di trasmette la conoscenza di un mondo che possa cambiare le sorti della nostra economia; che ben si fa alla fisionomia delle nostre imprese; che consenta la riconversione di aziende che oggi rischiano di rimanere fuori perché applicano modelli non più compatibili col mercato; che possa supportare processi di sostituzione generazionale attraverso i quali i giovani possano proseguire il lavoro dei genitori secondo un criterio più in linea con le aspettative del mercato.
Un altro aspetto fondamentale è quello della trasmissione a studenti degli ultimi anni delle scuole superiori e a studenti universitari, di un modello di produzione nuovo che consenta loro di poter pensare alla creazione di nuove imprese. Perché non bisogna solo incidere sulle realtà esistenti, ma siamo convinti che questo progetto porterà opportunità anche nella creazione di nuove imprese da parte di neodiplomati o laureati che potranno approcciare al mondo della produzione secondo strumenti più agevoli rispetto a quelli più complessi propri di un modello di produzione su larga scala che non esiste nel nostro territorio, né si è interessati a crearlo.
In un tempo dove il lavoro, così come il sapere, è sempre più aperto e condiviso, la centralità delle nuove tecnologie sta contribuendo a fare emergere la nascita di un vero e proprio ecosistema dell’innovazione. In che modo questo verrà calato sulle peculiarità della Sardegna centrale, e in che modo sarà utile allo sviluppo del territorio sardo?
Noi sardi oltre che al problema dimensionale, abbiamo sofferto storicamente anche di un problema logistico: siamo un’isola e anche molto lontana dal resto del mondo. Adesso però le cose sono cambiate e stiamo entrando in un mondo che fa sì che non esiste più un centro del mondo. Si apre, così, una prospettiva da un lato difficile che riguarda la concorrenza globale, dall’altro lato si apre una grande opportunità dettata da un mondo più aperto nel quale poter esprimere le proprie capacità.
Le opzioni offerte dal mondo digitale fanno sì che un posto distante diventi un punto centrale come gli altri. Questa nuova visione ci dà pari condizioni di sviluppi e ci toglie anche tutte le scuse: se siamo bravi sul mercato, riusciremo a tirare fuori le nostre caratteristiche e troveremo posto ovunque. Chi invece non è bravo verrà spazzato via con la stessa forza di uno tzunami.
Da oggi in poi le scuse non sono più valide.

Quanto conta per progetti come Make in Nuoro la proattività da parte del territorio stesso?
È determinante. Il grande salto di qualità starà nella capacità della condivisione e del coinvolgimento, e lo sforzo della Camera di Commercio Nuoro nel chiamare in causa esperti dell’innovazione tecnologica che sappiano formare e coinvolgere il territorio, è orientato in questo senso. La crisi, si sa, uccide e stimola. In questo caso mi aspetto che la proattività non sia solo un fattore endogeno, ma anche esogeno e spero sia per tutti una buona motivazione per correre.

Quali sono i vantaggi competitivi e le opportunità per le imprese che vorranno far parte del progetto d’innovazione Make in Nuoro?
Per le imprese sarde l’opportunità sta in primis nel superamento dei problemi di natura logistica che dicevo prima (legati alle distanze, al fatto di essere un’isola  ecc.), mentre i vantaggi competitivi derivano dal saper cogliere l’opportunità, che si apre per loro, di essere presenti. Come mi diceva un mio professore universitario ai tempi dei miei studi a Milano, “chi sa fare l’imprenditore in Sardegna, può farlo ovunque”. Il vantaggio è l’aver sopravvissuto a condizioni di grave disagio strutturale o infrastrutturale, penso a zone in Sardegna che purtroppo non sono ancora coperte da linee veloci, adsl per non parlare di altro. C’è tanto da fare. Ma è anche vero che il processo di crescita e di cambiamento si sta ampliando sempre più, e quanto più bravi saremo a cogliere questa opportunità, tanto più le infrastrutture seguiranno tale processo di innovazione e di buone pratiche.
Aspettare che finisca la crisi è un’aspettativa sbagliata: la crisi non finisce perché sta cambiamo completamente i parametri. Se anche finisse, se anche il PIL crescesse, in realtà quello che è davvero cambiato è il mondo che abbiamo intorno. Quindi il fablab per me non è una soluzione di natura economica di breve periodo, ma rappresenta uno strumento che ci permette anche di capire che il mondo è un altro e che le soluzioni si devono trovare percorrendo un’altra strada. Il vecchio percorso non esiste più.
Le vere opportunità nel futuro stanno nel percorrere strade nuove che non saranno più le stesse domani, così come quelle di domani saranno diverse dopodomani, e allora dovremmo imboccare ancora un’altra strada. Dobbiamo imparare a gestire il cambiamento. Siamo umanamente abituati a trovare il nostro affetto nella tradizione, nella strada già tracciata.
È complesso trovare sicurezza e fiducia nel cambiamento, ma dobbiamo farlo.
I modelli del passato sono oramai esauriti. Questo discorso non vale sono per gli artigiani, le aziende, i makers, ma anche per i commercianti, gli albergatori…esiste un mondo totalmente cambiato dove tutti devono ritrovare un equilibrio nuovo.

Qual è il rapporto dell’impresa, dell’artigianato, dell’agricoltura e dell’istruzione sarda con l’innovazione tecnologica?
Iniziano a cogliere il cambiamento ma siamo ancora lontani dal vedere reazioni coerenti con processi d’innovazioni. Per questo la Camera di Commercio di Nuoro ha deciso di destinare risorse e impegno per il progetto Make in Nuoro. Ci sono ancora molte realtà del territorio che non conoscono cosa sta accadendo intorno a loro, altri invece già lo colgono e son quelli che prendono il volo, altre ancora si perdono nei percorsi passati.
Il nostro impegno, attraverso Make in Nuoro, starà nel comunicare, animare stimolare tutti al fatto che esiste oggi un mondo diverso.
Per quanto riguarda l’istruzione, poi, devo dire che purtroppo è un sistema che soffre strutturalmente, non solo in Sardegna, ma il vantaggio sta nel fatto che i giovani colgono questa rivoluzione tecnologica a prescindere dall’istruzione classica.

Quali sono, a Suo parere, le sfide che dovranno affrontare i professionisti, gli artigiani, l’istruzione e le PMI italiane nei prossimi anni? Quale ruolo la tecnologia rivestirà nella crescita?
Bisognerà affrontare le sfide di un mercato globale. E mi riferisco a tutti i comparti. Mentre prima i vari settori erano in qualche modo difesi e protetti, oggi non lo sono più. Un mondo di concorrenza si sta aprendo sia dal punto di vista fisico, con l’aumento di importazioni, sia dal punto di vista digitale, con la mole di informazioni aperte che viaggiano da una parte del mondo all’altra. Ogni minaccia, però, diventa un’opportunità se si saprà cogliere la sfida.
Si sta aprendo una straordinaria prospettiva e la Sardegna, forse proprio perché è più indietro delle altre realtà, ha da sempre la capacità e il potenziale di cogliere le prospettive più intensamente rispetto alle altre regioni.

Di quali cambiamenti dovrebbero giovarsi le pubbliche amministrazioni sarde per sostenere processi d’innovazione simili al progetto Make in Nuoro?
I processi d’innovazione, muovendo i comportamenti quotidiani degli uomini in qualunque settore, devono ribaltare anche quello della pubblica amministrazione. È un’occasione perché la crisi sta dando segni pesanti anche sul valore delle pubbliche amministrazioni stesse inducendole a rivedere il proprio ruolo. Finora il rapporto con l’utente, ovvero col cittadino, da parte della PA è stato di tipo fisico. La rete, la comunicazione a distanza, gli strumenti digitali potranno migliorare servizi e sfruttare al meglio risorse in casa. Anche in questo senso il processo formativo è fondamentale. Dopodiché non so quale sarà la reazione della pubblica amministrazione. Qui firmo una speranza.  Certo è che se la reazione sarà positiva, si può aprire una bella opportunità.
Devo dire, però, che negli ultimi tempi inizio a cogliere una volontà di leggere il mondo secondo questo punto di vista anche nel settore della pubblica amministrazione, dove si comincia a lavorare al sostegno dell’innovazione per poter generare nuove opportunità professionali. Mi auguro sia un virus che circoli e che ci permetta di contaminarci reciprocamente sulla prospettiva di cambiare il nostro modo di vivere.

Quali sono le attuali punte d’innovazione del Suo territorio e perché anche a loro servirebbe giovarsi del progetto Make in Nuoro?
Sono realtà singole, piccolo artigianato e piccola manifattura, che autonomamente riescono a raggiungere punti di eccellenza e d’innovazione, ma molto spesso lo fanno in maniera sconnessa rispetto alla rete produttiva.
Il processo digitale, che per sua natura è un processo di rete, dovrebbe dare a questi poli di eccellenza il vantaggio di autoalimentare il processo di crescita e agevolare i rapporti con l’esterno. Abbiamo un alto valore della qualità della manifattura che però, per continuare ad affermarsi, ha bisogno di un supporto tecnologico più spinto che non penalizzi la creatività e l’autonomia propria di queste realtà, ma che le aiuti a divenire processi di produzione più strutturati. Bisogna avere coraggio di sapersi unire agli altri. Questo è un punto fondamentale che Camera di Commercio di Nuoro porta avanti da sempre.

Come e perché le nuove generazioni genereranno nuova economia?
Perché se non colgono queste opportunità adesso, non ci saranno più nuove generazioni. L’indice di crescita demografico è negativo e c’è una ripresa sempre più forte di processi d’immigrazione, in quanto le opportunità di lavoro arrivano da produzioni in serie e industriale. I giovani vanno via e si salta il confine dell’Italia, non solo dell’isola.
Mettere su un progetto che coinvolga i giovani ci consente di mantenere la popolazione e di incrementarla. Mi riferisco in particolar modo alle zone montanare della Sardegna centrale che sono le più sofferenti dal punto di vista dell’abbandono giovanile. In questo modo, attraverso progetti come Make in Nuoro, i giovani dei nostri territori possono trovare una forte opportunità d’innovazione e di lavoro, entrando in un mondo dove l’artigianato, l’agricoltura, la piccola manifattura possano essere riconvertiti in un sistema più moderno dove la produzione digitale e la vendita elettronica fanno sì che oggi si può produrre un prodotto che si venderà dall’altra parte del mondo.

Come vede il territorio della Sardegna centrale tra 10 anni?
Comunque bene. Non posso che essere positivo a riguardo. Credo nel mio territorio e credo che Make in Nuoro abbia forti possibilità di attecchire. Continuo a essere positivo e continuo ad essere convinto che il nostro futuro dipende da noi. Non c’è regione, stato, Europa, che tenga. La macchina che muove il tutto è lo spirito di chi si sveglia e pensa di fare qualcosa che cambi il mondo. E alla fine lo cambia.
Creiamo questa condizione qui. Questa è la vera scommessa della Sardegna.