Intervista al Direttore di ConfCommercio Dr. Gianluca Deriu

Direttore Deriu, solo per citare gli ultimi due, nell’arco del 2013 – 2014, in Sardegna, tanta strada è stata fatta sui temi dell’innovazione, ponendo come sempre la Sardegna all’avanguardia tanto nelle politiche pubbliche quanto nei comparti produttivi, in particolare quello delle startup e delle tecnologie.
Il 2015, forte anche delle attività condotte nella Sardegna centrale in particolare da ottobre in poi, si preannuncia un anno auspicabilmente denso.
Verrebbe da dire, per fortuna, che la voglia di cambiamento e riscatto dei territori è oramai largamente superiore alle debolezze strutturali ed alle difficoltà congiunturali.
Analizziamo il tema con chi, come ConfCommercio e come operatore di mercato, ha vissuto e vive la transizione dalle croniche difficoltà ad un futuro possibile.

  1. In che modo ConfCommercio spinge i processi d’innovazione e perché?
    In tutti i modi, sia nel lato della nostra organizzazione interna che spingendo le aziende associate verso processi virtuosi. Attiviamo tutte le reti e le collaborazioni necessarie che servono per dare respiro più ampio, specie in questa fase di transizione. Nel nostro settore in particolare tanto c’è ancora da fare a favore dei tassi di digitalizzazione delle aziende, per l’aggressione di nuovi mercati, per lo svecchiamento dei prodotti. Siamo in prima fila insieme ai nostri associati nella consapevolezza che serve fare meglio i prodotti attuali e servono prodotti globali nuovi e più competitivi. Per questo per noi innovare è il primo principio di resistenza attiva.
  1. Perché, per ConfCommercio, è importante parlare di cambiamento e crescita più che di mero sviluppo?
    Perchè dobbiamo spostare gli indicatori territoriali, dobbiamo portare il massimo sostegno al territorio ed alle imprese che resistono per migliorare la salute dei fatturati e se possibile per farli crescere. Questo lo otteniamo in due modi: favorendo la creazione di nuova impresa e portando le imprese storiche soluzioni per affrontare le nuove sfide. Questo è sostengo alla crescita. Siamo nel 2015, parlare genericamente di sviluppo non è più utile. Specie se se ne parla e basta senza far seguire fatti ed azioni concrete. Noi prima facciamo, poi se del caso ne diamo notizia.
  1. Come ConfCommercio è vicina e sostiene le aziende su questi temi?
    Ad esempio, da poco, abbiamo sostenuto proprio il neonato Comitato spontaneo dei Maker della Provincia di Nuoro, facendo con loro un percorso che dall’idea innovativa possa portare alla creazione di nuova imprese che inietta sostanza, freschezza e visione in questo territorio.
  1. Quali sono, a Suo giudizio ed in punto d’innovazione, le buone prassi aziendali nella Sardegna centrale?
    L’intelligenza dei professionisti, degli imprenditori e degli studenti. Per questo offriamo tutto il nostro sostegno per mettere in collegamento il surplus cognitivo della Sardegna centrale col mondo che produce. Lottiamo per abbattere il muro di diffidenza e sfiducia che oggi attanaglia. Acceleriamo le connessioni tra saperi. È li che nascono nuove buone pratiche, è li che aiutiamo le eccellenze del lapideo, del turismo e dei servizi, solo per citarne alcune.
  1. Perché Make in Nuoro è importante per un territorio come quello della Sardegna?
    Perché per la prima volta nella storia politica regionale, si interpretano correttamente le necessità e le esigenze di un territorio, lo si ascolta e si risponde in maniera corretta e rapida alle esigenze. E’ la prima volta che vedo un investimento pubblico compatto e corretto. E’ la prima volta che vedo una scelta strategica coerente sotto il profilo della storia economica. Un investimento strutturale che con poche risorse (si pensi al mare magnum andato nel nulla) può essere il giusto grimaldello per non sparire dagli scenari competitivi. Dico può, perchè il vero successo dipenderà da come le aziende interpreteranno il tutto.
  1. Qual è la posizione di ConfCommercio nei confronti di questa iniziativa?
    Pieno sostegno. Stiamo studiando con il Team di Progetto costantemente altre modalità di collaborazione, oltre quelle già messe in atto, per poter massimizzare l’impatto e l’efficacia di Make in Nuoro.
  1. In che modo, secondo Lei, il progetto sarà utile allo sviluppo del territorio?
    E’ una sliding door, è una porta spazio temporale che può permettere, se colta e ben interpretata, di non mancare un appuntamento determinante con la storia economica. Tutti i processi di produzione sono cambiati, così come le logiche di commercializzazione e distribuzione. Cambiano le materie prime, cambiano hardware e software per le nuove e vecchie lavorazioni. E’ determinante che il territorio tutto si accorga dell’opportunità che la CCIAA Nuoro mette a disposizione per il futuro di tutti.
  1. Quanto conta per progetti come Make in Nuoro la proattività da parte del territorio stesso?
    Conditio sine qua non. O ci sono e comprendono, o ci sono e sono permeabili al futuro presente, oppure rassegniamoci ad un più rapido declino complessivo. Non si può vivere di mera battaglia politica, specie quando questa è unilaterale. Non riceveremo aiuti né sostegni da nessuno. Il territorio deve aiutare se stesso. Questa è la chiave. Per questo l’attuale fase socio economica, per chi la sa leggere con coerenza, è il vero spartiacque.
  1. Qual è, a oggi, il rapporto delle imprese (vostre associate e dell’istruzione sarda che con Voi dialoga) con l’innovazione tecnologica?
    Devo ammettere che è una storia ancora da scrivere. Vorrei che avessimo già una marcia in più, ma i processi di cambiamento richiedono del tempo. Vero è che chi ha già intrapreso scelte strategiche in questo senso, sta beneficiando del vantaggio competitivo acquisto. Spero scatti l’effetto emulazione. Noi come associazione di categoria siamo a disposizione di tutti per sostenere scelte in questa direzione.
  1. Quali sono gli strumenti che, secondo Lei, un territorio dovrebbe adottare non solo per superare la crisi, ma anche per accoglierla come opportunità al cambiamento?
    Pensare prodotti globali, sfatare il mito della persistenza dei confini e dei limiti. Aprire i propri processi presenti e futuri alle nuove tecnologie, hardware e software. Ricominciare a mettersi in testa d’esser competitivi. Possiamo esserlo senza ombra di dubbio.
  1. E in che modo sosterrà Make in Nuoro?
    Con ogni mezzo. Mai ho visto una policy pubblica di tale complessità ed efficacia. Rispetto per chi ha avuto il coraggio e la lungimiranza di portare la CCIAA in questa direzione. L’unica possibile, considerato il tema.
  1. A marzo, Make in Nuoro è stato impegnato in un tour che ha coinvolto attivamente le scuole della Sardegna centrale. All’Italia viene spesso criticato un ritardo infrastrutturale che penalizza le scuole. Quale è la Sua opinione? Quale, secondo Lei, la migliore soluzione? Perchè per i futuri lavoratori, professionisti ed imprenditori momenti di confronto come questi sono occasioni di crescita irrinunciabili?
    In tanti anni di lavoro in Sardegna e non solo, mai ho visto un’esperienza come questa di Make in Nuoro at School. Avrei voluto avere ‘età giusta per esserci anch’io nella loro stessa prospettiva. Avrei pagato per esserci, credetemi. Vorrei che moduli e modalità come queste anziché essere extra curricolari fossero la realtà di tutti i giorni per i nostri figli. E poi che meraviglia vedere gli imprenditori seduti gomito a gomito coi ragazzi che magari a settembre lavoreranno per loro, o che quando all’università faranno la tesi su di loro. Difficilmente dimenticherò questa scelta strategica del progetto e della Giunta camerale.
  1. Quali sono gli strumenti di cui la scuola e la società dovrebbero dotarsi per orientare al meglio i giovani verso le nuove opportunità offerte dal mondo del lavoro?
    Insegnare a studiare e ragionare in linea col mercato e con le loro passioni. La scuole dovrebbe essere una finestra sul futuro, aperta alle correnti culturali, ma pratica ed operativa. I tempi sono maturi per cambiamenti più rilevanti.
  1. I ragazzi di oggi sanno usare le nuove tecnologie in modo quasi innato (tant’è che si parla di nativi digitali). Tuttavia, quanto secondo Lei è importante dotare loro di un’“educazione al digitale”?
    E’ l’unica cosa che li può salvare. Oggi, posta la vetustà degli impianti formativi di ogni ordine e grado, bisogna dire ai ragazzi di interpretare in maniera corretta la cassetta degli attrezzi che gli viene offerta nelle scuole e nelle università, dir loro di dare il giusto peso ed il giusto tempo, senza sottovalutare il primo e senza sprecare il secondo. Dopo di che in rete e nel mondo a portata di pochi click c’è l’universo mondo che aspetta solo d’essere conosciuto, messo a sistema e trasformato in attività culturali ed economiche. Il digital è oramai infrastruttura primaria. Chi ben interpreta il proprio tempo fa una scelta giusta per il futuro. Non è vero che le generazioni sono scollegate. Se i ragazzi hanno dubbi o perplessità, noi siamo qui per aiutarli e spiegarci meglio. Nel territorio nessuno deve essere lasciato indietro.
  1. Parliamo di Ailun, Lei è anche il Segretario generale del centro: quale la visione e quali le strategie in merito?
    Ailun ha un passato robusto e gli si sta aprendo un futuro glorioso. Sono certo che la struttura risponderà in maniera adeguata alla sfida che gli viene posta. Essere considerato il luogo ideale per lanciare un polo per l’innovazione non è roba da tutti i giorni. Ma è questo che fa il settore pubblico, deve strutturate occasione e modalità affinché, in precompetitivo, si creino condizioni di maggior vantaggio per un territorio intero. La strategia è quella di considerare il centro per come diventerà un’avanguardia europea, perchè spostare in maniera decisa la fabbricazione digitale verso un intero sistema territoriale e produttivo può dare sorprese inaudite. All’Ailun ogni impresa, ogni scuola, ogni università, sarda e non, troverà pane per i suoi denti. Innovazione di frontiera per tutti. Così mi immagino l’Ailun di domani.
  1. Chiudiamo con un auspicio. Diciamo che come Sistema Sardegna dobbiamo imparare a comunicare meglio e ad avere maggiore autostima. Diciamo anche che esiste un futuro possibile su cui scommettere per non perdere anche questo appuntamento con la storia economica. Qual è il suo auspicio in un tweet?
    Poche volte sono stato soddisfatto come in questo caso per la scelta dei professionisti che portano avanti il progetto, quindi, in gesto di meritato riconoscimento, gli scippo gli hashtag più belli e li faccio miei per questa intervista: #avantitutta perchè #ilfuturoèbello