Giuseppe Mignemi: vi racconto Honey Box, il primo progetto di Make in Nuoro
Make in Nuoro ha presentato a SINNOVA 2015 il progetto “Honey Box”, colorimetro innovativo che unisce al miglioramento delle prestazioni di attrezzatura simile già presente sul mercato, un costo molto più competitivo.
Per un approfondimento, abbiamo intervistato il nostro Giuseppe Mignemi.
Perché il primo progetto di Make in Nuoro si occupa del miele?
Io mi occupo di colorimetria da più di 15 anni; in particolare, di colorimetria di prodotti alimentari. Il miele è particolarmente interessante per me perché, come per tutti gli alimenti, il colore è la prima caratteristica che il consumatore vede. È quindi fondamentale poterlo misurare. Il problema è che le misure del colore del miele avvengono ancora con strumenti di tipo visuale che non consentono una ripetibilità della misura e un’oggettività, fattori importanti per avere dati utilizzabili anche in altri contesti.
Il miele è un prodotto molto importante per l’economia della Sardegna, che andrebbe valorizzato di più, anche attraverso un’appropriata caratterizzazione. Il miele di corbezzolo, ad esempio, è un miele tipico della Sardegna legato alla sua immagine ed ha un valore commerciale elevato rispetto ad altri.
Dal punto di vista del colorimetrista, la ragione per la quale ho scelto il miele è che non esiste un metodo di misura internazionale ufficialmente riconosciuto basato sulle raccomandazioni del comitato della CIE, organismo che norma la misura del colore, che si basano sull’uso delle coordinate CIELAB. Dipendendo da quello che si misura, (prodotti alimentari, vernici, stoffa, ecc.) è necessaria una procedura specifica. E questo succede anche per il miele. La mia speranza è quella di contribuire alla definizione di una procedura che trovi consenso tra gli operatori del settore.
Qual è la forza innovativa di “Honey Box”?
Honey Box utilizza la scala di misura del colore Pfund degli strumenti visuali però, diversamente dai colorimetri usati abitualmente in cui le misure possono differire di molto a seconda dell’operatore, il valore raccolto è automatico e, soprattutto, oggettivo.
Il ruolo dell’operatore è eliminato; è una telecamera che acquisisce l’immagine e il software calcola il valore del colore sulla scala Pfund. In questo modo, i dati sono oggettivi.
Un altro pregio di Honey Box è l’economicità rispetto ai sistemi già presenti sul mercato.
Inoltre, è pensato come punto di partenza per una serie di colorimetri applicabili anche ad altri campi, in prospettiva, con l’uso delle coordinate CIELAB, come specificato dalla CIE.
Per dirla in due parole, Honey Box migliora le prestazioni degli attuali sistemi a un costo più contenuto.
Perchè è stato scelto il nome “Honey Box”?
Abbiamo scelto Honey Box perché il sistema racchiude in un piccolo spazio la tecnologia necessaria. È in inglese perché Make in Nuoro vuole avere un respiro internazionale e, di conseguenza, anche i nostri progetti.
Quanto c’è voluto a sviluppare il sistema?
Nel 2011 l’AILUN ha avviato una collaborazione con l’Università degli Studi di Sassari proprio per la misurazione del colore del miele anche in relazione alle caratteristiche fisico-chimiche. L’idea di fare un sistema con l’acquisizione digitale del colore c’era da tempo ma il lavoro con l’Università di Sassari mi ha dato importanti spunti e, ora, Make in Nuoro mi ha dato l’idea di usare gli strumenti della fabbricazione digitale. L’accelerazione determinante è stata proprio l’avvio di Make in Nuoro che ha permesso ai miei colleghi ed a me di concretizzare quello che era soltanto un’idea.
In che modo Make in Nuoro è stato importante per questo progetto?
Il sistema aveva bisogno di un supporto fisico, che abbiamo potuto fabbricare con una stampante 3D basata sulla RepRap Prusa i3, costruita anch’essa da noi. Per il cuore del sistema, abbiamo utilizzato una scheda Raspberry Pi che abbiamo personalizzato per le nostre esigenze. Ci ha pervaso lo spirito dei maker.