Intervista al Presidente di Confcooperative Nuoro Ogliastra, Francesco Sanna

Presidente Sanna,

solo per citare gli ultimi due, nell’arco del 2013 – 2014, in Sardegna, tanta strada è stata fatta sui temi dell’innovazione, ponendo come sempre la Sardegna all’avanguardia tanto nelle politiche pubbliche quanto nei comparti produttivi, in particolare quello delle startup e delle tecnologie.
Il 2015, forte anche delle attività condotte nella Sardegna centrale in particolare da ottobre in poi, si preannuncia un anno auspicabilmente denso.
Verrebbe da dire, per fortuna, che la voglia di cambiamento e riscatto dei territori è oramai largamente superiore alle debolezze strutturali ed alle difficoltà congiunturali.
Vediamo di analizzare il tema con chi, come ConfCoop e come operatore di mercato, ha vissuto e vive la transizione dalle croniche difficoltà ad un futuro possibile.

  1. In che modo ConfCoop spinge i processi d’innovazione e perché?
    Cooperare significa mettere insieme le proprie capacità ed energie per raggiungere risultati comuni, la cui utilità è evidente e diffusa: questo elemento distingue le cooperative rispetto alle altre imprese, ed è il principio cooperativo stesso che rappresenta oggi la maggiore innovazione che ci proponiamo di promuovere. Confcooperative vuole essere protagonista dell’innovazione, favorire la nascita di imprese con idee e competenze nuove, creare ponti tra idee nuove e imprese cooperative già attive. Innovare per noi non significa soltanto fare cose nuove, ma anche fare cose con nuove modalità: è il cambiamento il vero elemento di innovazione, e per mantenere gli stessi risultati che abbiamo raggiunto sinora dobbiamo avere la giusta “tensione al cambiamento”. In questo senso ConfCoop vuole avvicinare all’economia cooperativa i giovani, le donne, i neo imprenditori, i professionisti, in settori d’impresa meno tradizionali, puntare sulla qualità dei beni e dei servizi prodotti, su nuovi modelli di business, e su dimensioni d’impresa più congrue che passano attraverso politiche di aggregazione e crescita dimensionale, senza perdere il rapporto con il territorio, che è ciò che rende le cooperative uniche.
  1. Perché, per ConfCoop, è importante parlare di cambiamento e crescita più che di mero sviluppo?
    Per Confcooperative è fondamentale parlare di cambiamento e di crescita in termini di sviluppo locale: aumento qualitativo delle capacità del territorio di agire, di programmare, di saper gestire e valorizzare le risorse materiali ed immateriali già presenti nei territori, di saper orientare al meglio le politiche, che nella nostra visione non sono né pubbliche né private ma sono politiche collettive. La crescita ed il cambiamento sono importanti soltanto se saputi guidare verso i giusti obiettivi, devono essere necessariamente connesse con la specificità del territorio, ed in linea con il modello di sviluppo che ci chiede l’Europa, ossia una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
  1. Come ConfCoop è vicina e sostiene le aziende su questi temi?
    La nostra mission consiste nel sostenere e promuovere lo sviluppo delle imprese cooperative: cerchiamo di stimolare l’attivazione di collaborazioni tra imprese che operano in settori diversi, di metterle in rete tra loro, di attivare processi di internazionalizzazione. Rappresentiamo un sistema di imprese dinamiche ed in continua evoluzione: alcune cooperative di recente costituzione si affacciano in settori nuovi per il modello cooperativo locale, quali l’ICT e l’e-commerce. Diamo molta importanza all’informazione: venire a conoscenza delle opportunità è condizione indispensabile per sfruttare le occasioni. Sosteniamo le imprese a realizzare le loro idee di sviluppo, attivando tutti gli strumenti di sistema di cui dispone la nostra rete associativa.
  1. Quali sono, a suo giudizio ed in punto d’innovazione, le buone prassi aziendali nella Sardegna centrale?
    Imprese che operano nell’ICT e che applicano l’innovazione tecnologia ai settori più tradizionali come l’agroalimentare, che sono strategici per l’economia del nostro territorio. Progetti che applicano le nuove tecnologie della robotica a sostegno della persona anziana o con disabilità, come la domotica sociale: tecnologia che viene messa al servizio del territorio e delle persone che ne fanno parte. Ma anche la recente nascita di una coop che ha nella sua base sociale imprese profit e non profit.
  1. Perché Make in Nuoro è importante per un territorio come quello della Sardegna centrale ma non solo?
    Anzitutto, perché è uno strumento concreto ed utile per migliorare la competitività delle imprese. Poi perché rappresenta un laboratorio di co-working, un potenziale incubatore di nuove idee imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico, un luogo dove nuove idee nascono e si realizzano, e dove si creano connessioni tra settori produttivi tradizionali e nuove applicazioni.
    Porta una ventata di freschezza per il nostro territorio, e strategicamente nasce in un periodo nel quale è indispensabile puntare sull’innovazione tecnologica: non a caso Horizon è il programma comunitario nel quale sono state investite più risorse.
  1. Qual è la posizione di ConfCoop nei confronti di questa iniziativa?
    Guardiamo l’iniziativa con curiosità e con entusiasmo, e siamo pronti a collaborare, assieme a tutto il partenariato economico, sociale ed istituzionale, affinché Make in Nuoro possa portare valore aggiunto nel nostro territorio.
  1. In che modo, secondo Lei, il progetto sarà utile allo sviluppo del territorio?
    Un laboratorio di fabbricazione digitale è anche e soprattutto un laboratorio di idee, una fucina di innovazioni, dove si incontrano imprenditori, artigiani, creativi, studenti, persone. Dal confronto e dallo scambio di idee e di esperienze nasce sempre qualcosa di positivo. La nostra aspettativa su Make In Nuoro è che possa essere un luogo di pensiero strategico.
  1. Quanto conta per progetti come Make in Nuoro la proattività da parte del territorio stesso?
    E’ indispensabile: dobbiamo essere protagonisti del cambiamento e governarne i processi. Anche il nuorese può essere protagonista della nuova rivoluzione digitale, e da questo punto di vista non possiamo che sostenere l’iniziativa lungimirante della Camera di Commercio di Nuoro, che con Make in Nuoro ha posto le basi per portare la provincia di Nuoro nel nuovo corso economico.
  1. Qual è, a oggi, il rapporto delle imprese (vostre associate e dell’istruzione sarda che con Voi dialoga) con l’innovazione tecnologica?
    La nostra base associativa comprende diverse start up innovative che operano nel campo dell’ICT, ed altre imprese che si affacciano alle nuove tecnologie: le loro esperienze rappresentano il punto di partenza, gli esempi da imitare. La strada è ancora lunga, ma il nostro auspicio è che le imprese investano sempre di più in innovazione, e noi le supporteremo in questo percorso.
  1. Quali sono gli strumenti che, secondo Lei, un territorio dovrebbe adottare non solo per superare la crisi, ma anche per accoglierla come opportunità al cambiamento?
    Promuovere le nostre specificità locali e renderle competitive nel mercato globale: non soltanto i prodotti, ma anche la cultura, i luoghi , il saper fare, il nostro patrimonio intangibile. Operare in un mercato globale è sicuramente complesso, ma è altrettanto sicuramente un’opportunità da cogliere: il nostro obiettivo è aiutare le imprese ad affrontare questa sfida. La strutturale dimensione “micro” delle imprese della nostra provincia non iuta ad affrontare i mercati complessi, perciò strumenti utili a questo sono le aggregazione tra imprese. ConfCoop sostiene la creazione di reti tra imprese anche non cooperative, tra imprese appartenenti a settori diversi e con interessi diversi, perché le reti composte da attori con interessi troppo simili non generano sviluppo, lo consumano.
  1. E in che modo sosterrà Make in Nuoro?
    Promuovendo il Progetto Make in Nuoro, coinvolgendo la nostra rete associativa, e stimolando la partecipazione attiva delle imprese cooperative.
  1. A marzo, Make in Nuoro è stato impegnato in un tour che ha coinvolto attivamente le scuole della Sardegna centrale. All’Italia viene spesso criticato un ritardo infrastrutturale che penalizza le scuole. Quale è la Sua opinione? Quale, secondo Lei, la migliore soluzione? Perchè per i futuri lavoratori, professionisti ed imprenditori momenti di confronto come questi sono occasioni di crescita irrinunciabili?
    Con il mondo dell’istruzione stiamo scrivendo un capitolo nuovo: abbiamo di recente stipulato diversi protocolli d’intesa con Istituti Tecnici della Provincia di Nuoro e con la Fondazione ITS per la realizzazione di attività di alternanza scuola lavoro, di orientamento, e di contrasto alla dispersione ed all’abbandono scolastico. Siamo partner di un progetto Erasmus + già finanziato, che permetterà a diversi giovani sardi di fare dei percorsi di inserimento lavorativo all’estero. Dobbiamo continuare in questa direzione: il mondo dell’impresa ed il mondo dell’istruzione devono dialogare, confrontarsi , cooperare, ed in questo senso il tour di Make in Nuoro nelle scuole della provincia rappresenta una best practice. Come Associazione vogliamo lavorare per avviare i giovani al lavoro già in età scolare, attraverso la creazione di cooperative di produzione e lavoro che possano far fare ai ragazzi esperienze lavorative vere, e fungere da strumenti di orientamento e addestramento al lavoro.
  1. Quali sono gli strumenti di cui la scuola e la società dovrebbero dotarsi per orientare al meglio i giovani verso le nuove opportunità offerte dal mondo del lavoro?
    La scuola deve formare delle persone in grado di competere in un mercato del lavoro che ha ormai travalicato i confini nazionali. Deve fornire ai giovani sardi, e ai giovani italiani in generale, strumenti utili per confrontarsi con i coetanei degli altri paesi europei, dove il sistema dell’istruzione è più professionalizzante. Questo lo si può ottenere soltanto creando maggior dialogo tra mondo del lavoro e scuole.
  1.  I ragazzi di oggi sanno usare le nuove tecnologie in modo quasi innato (tant’è che si parla di nativi digitali). Tuttavia, quanto secondo Lei è importante dotare loro di un’“educazione al digitale”?
    E’ fondamentale. Saper utilizzare le nuove tecnologie non significa saperne fare un buon uso. Molti si limitano ad un utilizzo ludico delle nuove tecnologie, non consapevoli delle potenzialità che offrono anche in termini di autoimprenditorialità.
  1. Chiudiamo con un auspicio. Diciamo che come Sistema Sardegna dobbiamo imparare a comunicare meglio e ad avere maggiore autostima. Diciamo anche che esiste un futuro possibile su cui scommettere per non perdere anche questo appuntamento con la storia economica. Qual è il suo auspicio in un tweet?
    Facile, è lo slogan che abbiamo recentemente adottato per l’inaugurazione del nostro sito web: “Cooperiamo per uno sviluppo sostenibile che abbia come fulcro le donne e gli uomini dei nostri territori”.