Un nuovo strumento per lottare contro il bracconaggio: la stampa 3D

Salvare dall’estinzione il rinoceronte nero africano immettendo sul mercato corni identici a quelli originali ma stampati in 3D. È la sfida di due scienziati statunitensi che credono fortemente nelle grandi potenzialità del connubio tra biotecnologie e stampa 3D e sono decisi a metterle in opera.

Ntombi, rinoceronte nero che sarà usato per lo studio del genoma compelto della specie. (Foto: Experiment)
Ntombi, rinoceronte nero che sarà usato per lo studio del genoma compelto della specie. (Foto: Experiment)

Ufficialmente, 1.215 rinoceronti neri sono stati illegalmente cacciati in Sudafrica l’anno 2014; rappresenta una perdita del 4% della popolazione mondiale di questa specie. Ed è un dato destinato a salire, poiché gli standard di vita in Asia si sono innalzati e molte più persone rispetto a prima possono permettersi di acquistare prodotti con il corno di rinoceronte come ingrediente pregiato. L’incremento del 18% del bracconaggio nei primi quattro mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente fa vedere chiaramente questo l’aumento.

Matthew Markus ha avuto un’idea ingegnosa per cercare di fermare la strage: insieme a George Bonaci ha fondatoPembient, startup biotecnologica volta alla fabbricazione di corni di rinoceronte identici a quelli originali. Non sono ancora arrivati a questo punto, ma l’inizio è alquanto promettente. «Per quanto il nostro obiettivo finale sia riprodurre un corno identico a quello originale, anche una fase intermedia avrà l’effetto di rendere più costose le analisi per determinare se un corno sia originale oppure no; e siamo molto vicini a questo stadio», assicura Markus.

Corno di rinoceronte nero nelle diverse forme in cui si trova in commercio. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)
Corno di rinoceronte nero nelle diverse forme in cui si trova in commercio. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)

«Quando abbiamo iniziato, l’intento era quello di riprodurre il prodotto in polvere. Abbiamo combinato sostanze inorganiche, minerali, metalli, diverse proteine, insieme a vero DNA di rinoceronte. Successivamente, ci è venuta l’idea di usare questa polvere per fabbricare pezzi che somigliassero il più possibile al corno vero e l’abbiamo fatto usando la tecnologia della stampa 3D», spiega Bonaci.

Il corno della Pembient è geneticamente e spettrograficamente molto simile al corno originale. Allo stato di polvere, potrà essere direttamente utilizzabile in cosmesi oppure per la medicina tradizionale orientale. Per avere una replica del corno stesso, invece, la polvere sarà utilizzata per la stampa 3D dell’oggetto con risultati già ora molto credibili.

Corni di rinoceronte in vendita in Vietnam. (Foto: Matthew Markus)
Corni di rinoceronte in vendita in Vietnam. (Foto: Matthew Markus)

Nell’idea di Markus, i corni fabbricati dalla Pembient dovrebbero essere messi sul mercato in concorrenza ai corni ricavati dal bracconaggio e con un prezzo molto più conveniente per il consumatore. Se la qualità del prodotto sarà alta come previsto, il prezzo dovrebbe scendere riducendo di molto la convenienza dei bracconieri a rischiare pene severe o, a volte la propria vita, nella caccia illegale al rinoceronte.

Come spiega Markus, «In Vietnam abbiamo intervistato molti dei fabbricanti di prodotti che usano il corno di rinoceronte come ingrediente. Il 45% assicura che utilizzerebbe il corno prodotto in laboratorio. Soltanto il 15% preferirebbe usare il corno di bufalo per sostituire quello di rinoceronte».

L’uso delle biotecnologie nella lotta al bracconaggio si sta intensificando sempre di più e il fronte comune per portarla avanti cresce e si diversifica. A gennaio del 2015 IndieBio, primo acceleratore al mondo a sostenere esclusivamente startup nel settore biotech, ha scelto Pembient al primo posto tra le 11 classificate per ricevere il finanziamento di 100.000 dollari americani per l’avvio alla propria attività.

A sinistra, corno di rinoceronte di un animale in natura; a destra, la riproduzione della Pembient. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)
A sinistra, corno di rinoceronte di un animale in natura; a destra, la riproduzione della Pembient. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)

«Vogliamo produrre in laboratorio un corno che sia identico a quello del rinoceronte e indistinguibile dal prodotto che circola nel mercato nero», dichiara Markus. «Vogliamo raggiungere quest’obiettivo con un approccio biochimico, replicando il DNA di un corno autentico». In questo percorso, la Pembient non è da sola. A luglio, il progetto per determinare la sequenza del genoma del rinoceronte ha raggiunto il finanziamento richiesto di 17.000 dollari americani attraverso la piattaforma di raccolta fondi Experiment, che accoglie idee direttamente legate a esperimenti scientifici. Ilgenoma completo sarà prezioso per perfezionare la fabbricazione del corno della Pembient.

A sinistra, elaborazione al computer delle corna; a destra, diverse prove di stampa. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)
A sinistra, elaborazione al computer delle corna; a destra, diverse prove di stampa. (Immagine tratta dal video di Seeker Stories)

Markus aveva avuto quest’intuizione dieci anni fa ma, allora, la tecnologia non era ancora pronta. Lo conferma Bonaci, «Dieci o anche cinque anni fa tutto ciò non sarebbe stato possibile». Ora, invece, i fondatori della Pembient si mostrano fiduciosi nella reale ricaduta positiva del progetto sul benessere dei rinoceronti. Ce lo auguriamo anche noi.

Per approfondire:

Pembient
(https://www.facebook.com/pembient)

“Sequencing the Black Rhinoceros Genome”
(https://experiment.com/projects/sequencing-the-black-rhinoceros-genome)

Seeker Stories
Intervista a George Bonaci
(https://www.youtube.com/watch?v=DbzyzTP-VN4)