We the Builders: stampe 3D di grandi dimensioni fatte “in collaborazione”

Immagine: We the Builders
Immagine: We the Builders

Se avete una stampante 3D e volete far parte di un progetto di costruzione collettiva, abbiamo una buona occasione per voi. Un gruppo di sei makers di Baltimora (USA) interessati all’arte ha formato “We the Builders”, organizzazione che si pone obiettivi molto al di fuori della portata dei singoli che però un gruppo numeroso di persone può tranquillamente raggiungere. Stiamo parlando della stampa in 3D di opere d’arte a grande scala.

Immagine: We the Builders
Immagine: We the Builders

Sulla scia delle piattaforme per la raccolta collettiva di fondi, il gruppo “We the Builders” ha creato una sorta di sistema per la raccolta di contributi, non in denaro, ma in pezzi di stampa in 3D. L’opera d’arte viene sezionata e ogni singolo pezzo di questo puzzle tridimensionale può essere scelto da un maker che s’impegna a stamparlo nel materiale e colore a lui più congeniali, e a spedirlo al quartier generale una volta ultimato. Ricevuti tutti i pezzi, l’assemblaggio da vita all’opera d’arte finale, dando a ogni singolo pezzo il suo vero valore all’interno dell’insieme.

Nella sua sperimentazione sulle potenzialità del lavoro collettivo dei makers, “We the Builders” ha già portato a termine un progetto simile, il busto di Benjamin Franklin. Fatto di 198 pezzi di svariate misure, colori e forme, fu completato grazie al contributo di altrettanti entusiasti collaboratori che stamparono ognuno un pezzo diverso.

Foto: 3ders.org
Foto: 3ders.org

La nuova sfida si chiama “Edgar Allan Print”. È il busto del celebre poeta statunitense creato dallo scultore Ryan Kittleson con ZBrush. In questo caso i pezzi sono 250 e l’unica restrizione data dall’autore è che il filamento usato per la stampa sia di colori chiari oppure oscuri a seconda della zona da dove proviene il pezzo scelto. I capelli e la camicia sono scuri mentre la faccia e il foulard sono chiari. Oltre a questo, c’è completa libertà per la scelta del materiale; è possibile anche stampare il proprio nome su una faccia non visibile sull’opera finale.

Immagine: We the Builders
Immagine: We the Builders

L’idea ha destato molto interesse e c’è anche chi si è offerto di contribuire alle spese di spedizione che i makers dovranno affrontare. La Tinkerine Studios ha aderito al progetto e rimborserà una parte dei costi di spedizione delle stampe 3D.

Si può scegliere il pezzo preferito direttamente dal sito del gruppo (We the Builders). Duecentocinquanta pezzi sembrano tanti ma i makers che vogliono pensare in grande e far parte attiva di progetti come questo, sono molti di più.

Fonte:

3D Print
(http://3dprint.com/64843/edgar-allan-print/)

Per approfondire:

We the Builders
(http://www.wethebuilders.com/)