Davide Buttu: Comitato spontaneo makers della Sardegna Centrale

Ciao Nicola e ciao anche a voi che leggete. Sono Davide Buttu, sardo barbaricino, nato a Oristano per un vizio del destino. Nuoro è il posto dove ho vissuto e studiato sino ai diciannove anni, poi con il mio titolo da Geometra, nel settembre del 2000, mi sono iscritto al corso di Laurea in Tecniche ed Atri della Stampa presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Piuttosto profetico direi, e la storia è proprio questa; sono sempre stato un lettore vorace e sono sempre stato affascinato dalla stampa.
Nella via dove abitavo da piccolo, c’era una tipografia e una bottega di rilegature. Passandoci davanti sentivo le macchine girare e la taglierina scendere implacabile su enormi risme di carta ancora calda e profumata di inchiostro, tutti i ritagli più colorati erano i miei, precisi e affilati.
Mio padre era un tecnico alle Poste, manutenzione delle telescriventi era ciò di cui si occupava in quel periodo, la telescrivente è stata la “mamma” del fax, qualcuno di voi sa di cosa parlo, una grossa macchina da scrivere collegata alla rete telegrafica.
Così, la mia formazione è proseguita in una città davvero stimolante dal quel punto di vista, sede di alcune tra le più importanti case editrici italiane, con una vita culturale attiva fuori e dentro la facoltà. Appena laureato ho iniziato l’avventura lavorativa, dapprima sempre nella città sabauda e poi per un anno a Milano, grafica tradizionale, fotografia, web.
Nel 2007 torno sulla mia isola, ma per occuparmi di vino, una passione nata in Piemonte, dove ritorno tre anni dopo per diplomarmi Sommelier. Dopo, solo una breve e illuminante parentesi a Bristol dove torno a fare grafica per uno studio indipendente e vengo a contatto con metodi di pagamento alternativi, con il coworkinge un’altra scena culturale molto viva. Mi si riaccende la lampadina. La stampa 3D è ormai una tecnologia collaudata e diversificata. Le macchine CNC e i plotter da taglio, tutte queste nuove tecniche di progettazione e fabbricazione, trasformano le idee in oggetti proprio come la tipografia e il rilegatore trasformavano le idee in piccole lettere d’inchiostro e le mettevano insieme.
Per tutta la scorsa estate ho cercato e confrontato stampanti, metodi di finanziamento, libri di programmazione, spazi in affitto, contattato produttori e creativi. Intanto,ad Olbia,ho aperto un quotidiano regionale e ho scoperto che a Nuoro (si, proprio lì) vedrà la luce prossimamente Make in Nuoro, e sembra una cosa seria.
Avevo già deciso di rimanere in Sardegna, di spendere tempo ed energia, per me e per tutti, nello sviluppo di questi processi, avevo già deciso di credere che è possibile cambiare il presente per migliorare il futuro.
 Il resto è storia recentissima: l’incontro con Nicola è stato folgorante, guardo i suoi occhi svelti e attenti e capisco che sta pensando qualcosa di grande e simile a quello che sto pensando io. Mettere insieme persone con alta professionalità e aziende del territorio, integrare i nuovi metodi di fabbricazione sul tessuto produttivo esistente riducendo costi, impatto ambientale e sociale, facendo impresa.

 

Logo Comitato Makers

È così che è nato il “Comitato spontaneo Makers della provincia di Nuoro” (CMN), che sosterrà e affiancherà il progetto Make in Nuoro, aprendosi a tutti coloro che hanno delle competenze in materia o che vogliono acquisirle, mettendole insieme per preparare il terreno al laboratorio/officina che sorgerà tra poco.
Dentro ci sono già designer, creativi digitali e non, economisti ed entusiasti di ogni età. È benvenuto anche chi ha un’azienda e pensa che progettazione e fabbricazione digitale possano entrare nel suo modello di business, chi ha un’idea che riguarda la stampa 3D e la prototipazione elettronica, e vorrebbe avvicinarsi ai processi di sviluppo digitali.
Chi semplicemente vuole saperne di più e scoprire con quali strumenti si costruirà il futuro dell’isola, troverà qualcuno con cui parlarne.
Omar Onnis ha fornito un’analisi, storicamente spietata forse, ma lucida e propositiva.
Partiamo da queste storie, per scriverne una più grande e condivisa. 
Facciamolo in questa città, in questa regione, per i sardi tutti. Per chi verrà dopo di noi.

Davide Buttu

, 4 dicembre 2014